Su Alfredo De Marsico (Sala Consilina, 29 maggio 1888 – Napoli, 8 agosto 1985) tantissimo è stato scritto.
Del resto la sua storia segue parallela quella dell’Italia, dall’avvento del Fascismo (egli ricoprì la carica di Ministro di Grazia e Giustizia, votò il 25 luglio ‘43 l’Ordine del giorno Grandi e per questo fu condannato a morte dalla R.S.I., dalla quale si salvò rifugiandosi a Salerno) sino agli ultimi decenni del secolo scorso.
Comunque la si pensi, possiamo dire senza dubbio alcuno che l’Avvocato De Marsico ha dato un grande contributo al prestigio dell’avvocatura, come anche alla scienza giuridica.
Egli era, ed è tutt’oggi, considerato il Maestro dell’avvocatura napoletana (e non solo).
Di ciò ne sono prova le numerose pubblicazioni contenenti raccolte di arringhe celebri da lui pronunciate, ancora oggi oggetto di ristampe.
Come detto, su De Marsico esistono numerose pubblicazioni, anche postume, e si correrebbe il rischio di non aggiungere nulla di nuovo alla sua figura.
Molto più interessante è invece raccontare una testimonianza che ci ha fornito l’Avv. Giovanni Corelli Grappadelli, un Collega che ci onora della sua presenza all’interno dell’Associazione Avvocati Lughesi.
Il fatto è degli anni ’60 presso la Corte di Assise di Bologna. Il processo che veniva celebrato era di grande impatto mediatico, tanto che ancora oggi è ricordato per essere uno degli omicidi più noti nella cronaca giudiziaria italiana.
Stiamo parlando del c.d. “processo Nigrisoli”.
Lo stesso De Marsico nell’opera “Il sole tramonta sul tavolo di questa Corte di assise” (Schena Editore 1989) ricorda le giornate bolognesi di quel processo per la gentilezza trovata.
In quella occasione De Marsico era già in là con gli anni, e la sordità lo aveva da tempo colpito, tanto che doveva utilizzare uno dei primi rudimentali apparecchi acustici.
Ora, questa precisazione potrà sembrare inutile e fuori luogo, ma ci porta al centro della nostra storia.
Il Maestro, mentre le numerose altre parti pronunciavano le proprie conclusioni, se ne stava chino sul banco, intento a scrivere ed a rileggere ciò che a breve avrebbe pronunciato. Tutto ciò isolandosi dal resto dell’aula, in quanto l’apparecchio acustico era volutamente disattivato.
Quando il Presidente della Corte gli cede la parola, il suo praticante (come presumibilmente era stato accordato) gli dà due colpetti, segnale che era arrivato il suo turno.
De Marsico “accende” il vistoso apparecchio acustico, e, pur non avendo potuto sentire ciò che le altri parti avevano detto, pronuncia una arringa per la quale tutti i presenti rimangono colpiti, tanto questa era precisa, lineare, elegante. In poche parole, PERFETTA, ricollegandosi a ciò che le altre parti, pur non avendole udite, avevano sostenuto (evidentemente la sua grande capacità gli permetteva di sapere in anticipo quelle che sarebbero state le argomentazioni altrui).
Infine, il Maestro durante quell’udienza fornisce un insegnamento all’Avv. Corelli Grappadelli: non portare mai in aula un volume dell’opera del Manzini. Si sa che in quegli scritti l’avvocato cerca ciò che altrove non è riuscito a trovare, quindi il Giudice penserà che tu sia a corto di idee.
Post scriptum: in rete si possono ancora trovare audio originali delle arringhe di De Marsico ( clicca qui).
Avv. Andrea Valentinotti