Curiosità forensi: lo studio legale agli inizi del ‘900

Curiosità forensi: lo studio legale agli inizi del ‘900

Potrà forse sembrare un aspetto di poco conto quello riguardante le caratteristiche dei luoghi in cui gli avvocati di inizio secolo (XX) esercitavano la professione, quando ovviamente non si recavano in Tribunale o nelle Corti di Assise per perorare le cause a loro affidate.

Sarebbe probabilmente molto più interessante ripercorrere le gesta processuali dei grandi oratori del passato.

Tuttavia la caratteristica che aveva lo studio legale era indice dello stesso ruolo che l’avvocato ricopriva nella società.

Come brillantemente ricordato nell’opera che ripercorre l’opera “Storia dell’avvocatura in Italia” (Il Mulino), a differenza di oggi, era quasi una regola l’ubicazione dello studio nello stesso edificio in cui l’avvocato risiedeva.

Solitamente lo studio si trovava al piano terra, con ingresso separato dal resto dell’abitazione, la quale si estendeva sui piano superiori.

Si pensi, tanto per citare un ben noto avvocato, il futuro primo Presidente della Repubblica Enrico De Nicola, quando da giovanissimo avvocato acquistò un immobile in Corso Umberto per là trasferire la sua residenza ed aprire il proprio studio.

Ma si pensi anche al nostro concittadino Mario Ricci, forse il più grande avvocato ravennate della sua epoca, il quale risiedeva nel Palazzo Cantalamessa ed al piano terra aveva sede il suo studio.

Scelte causali? Non proprio.

Vi era una ragione vagamente romantica dietro questa consuetudine, ossia una sorta di “coincidenza fisica” tra la professione (che possiamo intenderla come funziona sociale) e la vita privata, che comunque non doveva mai cedere all’ozio ma dedicata allo studio delle scienze o altre attività culturali.

 

Avv. Andrea Valentinotti