Il racconto che qui si riporta è contenuto nell’opera di Massimo Stanghellini “SCUSI, AVVOCATO, malignità forensi” (Edizioni Del Girasole – Ravenna), di cui si raccomanda vivamente la lettura.
Il protagonista di questa storia è l’Avv. Lino Bolognesi, illustre nostro collega che nel 1989 ricevette la prestigiosa Toga d’oro, ed i fatti sono ambientati durante il periodo bellico, precisamente nel mese di agosto.
L’Avv. Bolognesi ricevette in studio una giovane donna, accusata di aver venduto al consueto mercato del mercoledì, sei anatrini ad un prezzo superiore a quello del calmiere.
Sconvolta la ragazza supplicò l’Avvocato di aiutarla, ed egli, in maniera molto diligente come era nelle sue abitudini, già il giorno successivo si recò presso la Procura del Re per prendere visione dell’incartamento.
Passati tre giorni, la ragazza si presentò raggiante presso lo studio del difensore, ringraziandolo per averla in pochissimi giorni fatta prosciogliere da ogni accusa, o meglio, fatta dichiarare innocente, come da atto a lei consegnato quello stesso giorno dalle Forze dell’Ordine.
Sbalordito, e non credendo possibile che vi fosse una sentenza per quel caso (il processo sarebbe stato chiamato solamente in autunno) l’Avv. Bolognesi chiese alla giovane il nome del padre.
Ebbene, il padre della ragazza, scomparso nella Prima Guerra, si chiamava Innocente.
Il verbale indicava il nome e cognome della ragazza, che qui indichiamo col nome di fantasia Maria Rossa, fu Innocente.
Spiegato il malinteso d’interpretazione, la ragazza, delusa e anche arrabbiata, lasciò lo studio senza salutare l’Avv. Bolognesi.

Avv. Andrea Valentinotti